In questo approfondimento affronteremo un aspetto delicato relativo all’eredità: cosa succede quando muore un genitore con figli minorenni.

In diverse occasioni abbiamo sottolineato l’importanza di tutelare sé stessi e soprattutto i propri cari per gestire gli eventi anche improvvisi ed evitare di essere travolti dagli stessi. La nostra vita e quella delle persone che ci circondano possono essere stravolte da un evento improvviso, magari anche drammatico. Il grande problema è rappresentato dal fatto che, anche di fronte ad un problema, l’ignoranza non è ammessa. In questo approfondimento ci occuperemo di una tematica particolarmente delicata: cosa succede quando muore un genitore con figli minorenni e come viene gestita l’eredità.

Cosa succede quando muore un genitore con figli minorenni: l’eredità e la successione legittima

Partiamo da una premessa: il meccanismo è meno scontato e banale di quanto si possa immaginare. Per questo motivo è di fondamentale importanza essere preparati, conoscere i rischi e muoversi di conseguenza.

I minorenni possono essere nominati eredi in un testamento e possono essere chiamati alla successione legittima, ossia in assenza di testamento. Perché si possa procedere con la successione legittima devono verificarsi due condizioni: la mancanza del testamento e la presenza di un titolo valido per succedere. In assenza di testamento, la normativa vigente prevede che l’eredità vada al coniuge e ai figli o, in assenza di questi, a parenti fino al sesto grado; in mancanza di tutti questi soggetti l’eredità va allo Stato.

Ma quanto spetta ai figli? Se non ci sono altri soggetti aventi diritto all’eredità, il figlio ha diritto all’intero patrimonio del defunto. In presenza del coniuge, al figlio spetta la metà del patrimonio; nel caso in cui oltre al coniuge ci fosse un secondo figlio, ognuno avrebbe diritto ad un terzo del patrimonio. Nelle famiglie con più di due figli nelle quali concorra anche il coniuge, ai figli spettano i due terzi del patrimonio che devono essere ripartiti in parti uguali.

Bisogna poi tenere a mente che per accedere all’eredità ed entrare quindi nell’asse ereditario è necessario procedere con il pagamento di una tassa, altrimenti chiamata imposta di successione. Per il trasferimento al coniuge, ai discendenti (figli) o in mancanza di quest’ultimi, agli ascendenti (genitori del defunto), la tassa ammonta al 4% sul netto che supera, per ogni beneficiario, la soglia di 1 milione di euro; per il trasferimento a fratelli e sorelle la tassa ammonta 6% sul valore complessivo netto eccedente, per ciascun beneficiario, la soglia dei 100.000 euro; per i parenti fino al quarto grado e per affini in linea collaterale fino al terzo grado la tassa resta al 6% sul valore netto ma senza soglia minima, quindi senza franchigia. Per tutti gli altri soggetti la tassa ammonta all’8% del valore netto di quanto trasferito, anche in questo caso senza franchigia. A questo bisogna poi aggiungere i costi notarili, con il costo di un atto che varia in base al valore dell’eredità e all’asse ereditario.

L’eredità in presenza di testamento

Nel caso del testamento il discorso si fa più complesso. Come detto, i minori possono essere nominati eredi in un testamento. Il problema nasce dal fatto che essendo minorenni non hanno capacità di agire e non possono decidere se accettare o meno l’eredità. La scelta viene fatta quindi da un genitore o dal tutore legale. La scelta, sia in caso di accettazione che in caso di rinuncia, deve essere autorizzata dal giudice tutelare.

Gli aspetti critici legati all’eredità con testamento

Ci sono poi casi in cui l’eredità può rappresentare un problema: la successione, infatti, può esporre il minorenne a responsabilità per debiti, quindi, in questo caso, l’eredità può addirittura danneggiare il minore, che fortunatamente è tutelato da una serie di norme specifiche. Il riferimento è all’accettazione con beneficio d’inventario.

Un altro aspetto critico al quale pochi o nessuno fa riferimento è rappresentato dai nuclei famigliari, sempre più diffusi, composti da figli minori e genitori non coniugati, dove in caso di premorienza del padre o della madre, i figli diventano eredi universali, ereditano cioè l’intero patrimonio, lasciando il genitore superstite in difficoltà nella gestione ordinaria.

Ci sono anche altri esempi di situazioni critiche che meritano di essere menzionate. Una di queste è quando nella composizione del patrimonio c’è un’azienda o quote di essa. Nel caso in cui venga a mancare l’imprenditore, il minore entra in possesso della sua quota ereditaria e verrà rappresentato fino alla maggiore età dal giudice tutelare, un’evoluzione questa, che nella maggior parte dei casi mette in difficoltà l’azienda nella sua gestione ordinaria e straordinaria, fino alla sua chiusura o messa in liquidazione nei casi più estremi e complessi.

La figura di un consulente patrimoniale

In uno scenario come quello che abbiamo appena illustrato, un consulente patrimoniale può agevolare la famiglia in un momento particolarmente delicato e drammatico.

In primo luogo, con la prevenzione. Un bravo professionista lavora infatti per tutelare il proprio cliente e i suoi familiari anche da eventi improvvisi. Inoltre, è in grado di guidare gli eredi nel labirinto di norme e scadenze evitando problemi burocratici che sarebbero difficili da gestire nel momento in cui si vive un evento così complesso. Parlando quindi di prevenzione, uno dei consigli più opportuni è quello di fare un Check up dell’intero patrimonio, con l’obiettivo di individuare gli eventuali aspetti critici che si materializzerebbero in una determinata e grave situazione, affinché si possano adottare le giuste soluzioni per migliorare la serenità della famiglia.

Il nostro consulente patrimoniale Davide Maso sa come guidarti al meglio per effettuare un attento Check up del patrimonio. Se hai bisogno di maggiori informazioni, consulta il nostro sito e scopri di più.