Gestione e tutela del patrimonio: come proteggere il convivente non coniugato e il ruolo del consulente patrimoniale.
Negli ultimi anni le relazioni familiari hanno subito una vera e propria trasformazione portando alla ribalta quello che molti esperti hanno definito come un nuovo modello di famiglia, la famiglia fluida, composta da persone che convivono ma che non sono legate da nessun vincolo, quindi non sono sposate. Si tratta di una realtà con la quale anche un bravo consulente patrimoniale deve confrontarsi al fine di garantire sostegno e protezione anche a queste persone. Vediamo come tutelare il patrimonio e il proprio partner convivente.
Tutela e gestione del patrimonio: gli strumenti per proteggere il partner convivente
Il grande problema è rappresentato dal fatto che la legge non prevede particolari tutele per i conviventi non sposati. In altre parole, i conviventi non godono degli stessi diritti dei soggetti coniugati. Il problema diventa di primaria importanza in fase di successione. Il convivente, infatti, non eredita di diritto dal partner.
Il primo modo per tutelare il proprio partner è quello di fare un testamento, una pratica che in Italia non è molto diffusa, anzi, risulta addirittura rara. Gli ultimi dati suggeriscono che nel nostro Paese a fare testamento è poco più del 10% delle persone, mentre all’estero la pianificazione successoria è presa seriamente in considerazione e assai diffusa.
Esistono diversi strumenti di tutela del partner, per esempio la donazione in vita, oppure la polizza vita, che elude l’ostacolo della tassazione e in parte quello degli eredi. Ma anche in questo caso non mancano le difficoltà.
Ma quindi basta fare testamento o stipulare una polizza per tutelare il partner convivente? No. O meglio, il discorso è particolarmente complesso e per questo motivo la soluzione migliore è quella di rivolgersi ad un esperto del settore.
Con il testamento è possibile dare disposizioni circa la cessione di una parte dell’eredità ad un soggetto non erede, come un partner non convivente, appunto. La quota in questione generalmente va da un quarto alla totalità del patrimonio del soggetto che ha fatto testamento e la quota varia in base di elementi come, ad esempio, la presenza di altri eredi di diritto. Bisogna poi fare i conti con le tasse. La quota che viene destinata ad un soggetto non erede è soggetta ad una tassazione dell’8 per cento, mentre per gli eredi diretti la tassazione è al 4.
Anche nel caso della donazione in vita ci sono diversi elementi che bisogna tenere in considerazione: se la donazione supera il valore della quota disponibile, stabilita dalla legge, il convivente potrebbe essere costretto a restituire almeno parte della donazione.
Il ruolo del consulente patrimoniale
Insomma, come abbiamo visto ci muoviamo in un vero e proprio campo minato quando parliamo della tutela di un partner non coniugato. Per questo motivo è necessario affidarsi ad un consulente finanziario, il cui compito è quello di tutelare le persone e la famiglia, a prescindere dal tipo di famiglia, tradizionale o fluida che sia. Un bravo consulente finanziario, infatti, lavora innanzitutto per entrare in sintonia con le persone che ha di fronte, con l’obiettivo di comprenderne i bisogni e mette le sue competenze al servizio della causa.